Spettegolando con Svetonio - Tiberio (Parte II)

Svetonio è pronto e noi pure! Torna oggi Spettegolando con Svetonio, la rubrica sui pettegolezzi di corte che il nostro amico letterato non si è lasciato sfuggire nel corso degli anni!
Vi abbiamo già raccontato di Cesare, di Ottaviano (Parte I e Parte II) e in parte anche di Tiberio.
Che avrà ancora Gaio Svetonio Tranquillo da raccontare su quest'ultimo? Stiamo a vedere!


1. Tiberio e le "voglie assopite"

Nel suo ritiro di Capri pensò anche di installare un locale con posti a sedere per segrete oscenità; là gruppi di giovani fanciulle e di giovanotti corrotti raccolti da tutte le parti, e inventori di mostruosi accoppiamenti, che egli chiamava «spintri», riuniti in triplice catena, si prostituivano tra loro in sua presenza, per eccitare con questo spettacolo le sue voglie assopite. Adornò alcune camere situate in parti diverse con immagini e statuette che riproducevano i quadri e le sculture più lascive e vi aggiunse i libri di Elefantide, perché a nessuno nell'amplesso mancasse il modello della posa che gli ordinava di prendere. Ebbe anche l'idea di far disporre qua e là, nei boschi e nei giardini, ritratti consacrati a Venere e di collocare nelle grotte e nelle caverne giovani dell'uno e dell'altro sesso pronti ad offrirsi al piacere, in costume di silvani o di ninfe (Libro III,43)

Stop! Fermate tutto! Che succede?! 
Caro Svetonio, che fandonie sono queste? Non avevamo parlato di un uomo serio, mai incline alla risata, innamorato della prima moglie? Che sono queste... queste oscenità??

2. Tiberio, uomo anaffettivo.

È certo comunque che nei tre anni che passò lontano da Roma, mentre sua madre era viva, non la vide che una volta sola, un giorno soltanto e per pochissime ore; in seguito non si preoccupò affatto di andarla a visitare durante la sua malattia e quando morì, mentre tutti speravano che arrivasse, lasciò passare molti giorni, in modo che i funerali ebbero luogo quando il corpo era già completamente decomposto, ed egli la privò dell'apoteosi, dicendo che essa stessa aveva disposto cosi (Libro III,51).

Non amò né il figlio naturale Druso, né quello adottivo Germanico (Libro III,52)

Durante un viaggio, poiché la lettiga in cui era trasportato si era incastrata in alcuni cespugli spinosi, fece sdraiare per terra l'ufficiale incaricato di ispezionare la strada, un centurione delle prime coorti, e lo fece frustare lasciandolo quasi morto. (Libro III,60)

Caro Svetonio, cerchiamo di capire insieme. Ci avevi detto che beveva (e per questo lo chiamavano Biberio), che amava "spettacoli sessuali" e adesso? Vuoi dire che, al di là delle lacrime versate per aver dovuto lasciare la moglie Agrippina in favore di Giulia, non ha mai provato altro per nessuno? Né la madre, né i figli. Ed era pure incline alla facile ira se qualcosa andava storto?
Siamo perplesse, molto più dell'altra volta...

3. Tiberio, un forte gufo brufoloso!

Tiberio fu di corpo massiccio e robusto, di statura superiore alla media; largo di spalle e di torace, aveva, dalla testa ai piedi, le membra ben fatte e perfettamente proporzionate; la sua mano sinistra era più agile e più forte dell'altra e le articolazioni così salde che poteva forare con un dito un pomo appena colto e senza tare, mentre con un colpo di nocche poteva ferire la testa di un fanciullo o anche di un adolescente. [...]  il viso era nobile, benché spesso si riempisse improvvisamente di foruncoli; gli occhi erano molto grandi e, cosa straordinaria, riuscivano a vedere anche di notte e nelle tenebre, ma per poco tempo e quando cominciavano ad aprirsi dopo il sonno, poi perdevano questo potere. (Libro III, 68)

Caro Svetonio, questa descrizione delle caratteristiche fisiche forse è solo fine a se stessa ma abbiamo un dubbio. Non è che parlando della sua forza vorresti alludere alla brutalità e al desiderio di sangue dell'imperatore? 
In ogni caso vorremo dirti che non è bello sottolineare che avesse i brufoli: soffrirne è normale certamente, però non è bello sentirselo dire!

4. Tiberio, ateo fatalista.

Era indifferente nei confronti degli dei e della religione, perché si dedicava all'astrologia e credeva che tutto obbedisse alla fatalità. Ciò nonostante aveva una terribile paura dei tuoni e quando il cielo era burrascoso non si dimenticava mai di porsi sulla testa una corona di alloro perché si dice che questo genere di foglie metta al riparo dal fulmine. (Libro III,69)

Caro Svetonio, il nostro Tiberio non credeva davvero agli dei? Era possibile che un imperatore facesse questo? Gli era concesso? 
Interessante l'informazione sulla corona d'alloro scaccia fulmini, magari potremmo trovare un uso secondario alle nostre post laurea!

Che dire? L'amico Svetonio che Tranquillo non se ne sta ci offre sempre tanti spunti per farci sorridere e riflettere.

Noi speriamo vi piaccia questa rubrica, chiedendovi di continuare a seguirci per i prossimi appuntamenti.

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