I volontari partono per la guerra - Volontariato culturale

"I volontari partono per la guerra".
Queste erano le parole della mia professoressa di Storia dell'arte al liceo.
Nessuno poteva chiedere di essere interrogato volontariamente ma tutti, allo stesso modo, prima o dopo erano chiamati a superare un'interrogazione di certo non facile.
Questa frase è rimasta impressa nelle mia mente e non posso non pensarla ogni volta che leggo i vari bandi in cui si cercano volontari per musei, biblioteche e altri siti culturali invece di assumere professionisti che si sono formati per quei ruoli.
Mi verrebbe di rispondere, appunto, che i volontari partono per la guerra (almeno loro hanno una paga) e non per svolgere un lavoro gratis: è giusto formarsi tramite tirocini e stage per acquisire competenze ma non si possono sostituire le occupazioni lavorative con personale volontario.
 

Sono tanti i casi assurdi tra cui quello in cui si ricercava un direttore volontario per una carica di un certo rilievo, per non parlare delle visite guidate affidate ai volontari e non a professionisti.
Purtroppo molti musei e siti culturali vengono gestiti con personale ridotto e si ricerca l'ausilio di giovani volontari per svolgere mansioni che i dipendenti non riescono a svolgere. Risulta molto comodo così sfruttare coloro che per passione, voglia di imparare e intraprendenza mettono a disposizione il proprio tempo e la proprie conoscenze senza avere una remunerazione.

Anche noi Archeosisters abbiamo partecipato come volontarie ad alcuni eventi, che seppure non sempre organizzati con accuratezza e professionalità, ci hanno insegnato qualcosa.
I vari tirocini svolti nella nostra carriera sono stati sempre utili ad aumentare le nostre conoscenze e siamo ancora aperte a diverse forme di collaborazione perché non si finisce mai di studiare, imparare e conoscere. Ciò che non possiamo più tollerare è il totale abbandono di alcuni siti culturali e la continua ricerca di qualcuno che svolga compiti lavorativi gratuitamente.
 
L'Italia è piena di beni culturali, ci sarebbe lavoro per tutti (ce lo ripetono in continuazione!) ma purtroppo molti laureati rimangono disoccupati. 
Si dice spesso che oggi il lavoro bisogna inventarselo ma è necessario che qualcuno venga incontro a questi nuovi lavori per non ricevere continue porte in faccia o richieste di lavoro gratuito.

Il lavoro nei beni culturali è lavoro e va pagato. Non facciamo più i volontari.
Andreste mai da un medico, un avvocato, un ingegnere, ecc (inserisco questi come esempi di lavori professionali con laurea) senza pagarlo? Chiedereste mai a loro di fare il lavoro gratis?
Ora riflettete se è corretto farlo per i professionisti del settore culturale.

You Might Also Like

0 commenti