Archeologia quo vadis?

L'archeologia è la disciplina che ci permette di conoscere il passato, il nostro. Chi siamo e da dove veniamo sono due delle domande a cui possiamo, così, dare una risposta.
Ma dove stiamo andando? Dove sta andando l'Archeologia?
Proprio da questo interrogativo è nato il workshop denominato "Archeologia quo vadis?", un laboratorio di dialogo tra specialisti con l'obiettivo di guardare al futuro dell'archeologia, per comprendere quale percorso le sia più congeniale per i tempi a venire.
Nel corso delle due giornate del 18 e 19 Gennaio si sono alternate le voci di professionisti e docenti di istituzioni importanti per presentare le attività già svolte e/o in corso di attuazione e i possibili indirizzi che potranno essere intrapresi.

Ecco la breve clip di presentazione del professore Malfitana, direttore dell'IBAM CNR, il quale ha affermato: «Fare archeologia oggi significa sperimentare nuovi percorsi, significa cogliere i continui
cambiamenti che il connubio tra ricerca umanistica e tecnologia ci offre, ma significa anche capire
quale direzione, nei diversi settori, scegliere e far scegliere soprattutto alle giovani generazioni che
si avvicinano al nostro settore di studi».


Ad ospitare direttori, docenti, studenti e altre personalità è stato il Refettorio Piccolo delle Biblioteche Riunite "Civica e A. Ursino Recupero" presso l'ex Monastero dei Benedettini a Catania.

GIOVEDI' 18 GENNAIO
L'introduzione al workshop è stata curata dal direttore IBAM Malfitana che ha dato subito spazio a interventi di benvenuto.



Il direttore ha poi enunciato le motivazioni principali che lo hanno spinto ad organizzare un tale incontro:
  • indagare se ancora conviene studiare Archeologia e Beni culturali sopratutto per i giovani, spesso delusi dall'impossibilità di praticare poi una vera professione; 
  • se l'Archeologia può diventare una professione come le altre; 
  • su quali connessioni con altre discipline può contare l'Archeologia; 
  • come praticare l'Archeologia, perché e per quale scopo.

Ha poi messo in luce le possibilità che tale disciplina offre oggi, in tempi diversi rispetto al passato, proponendo un modo di fare archeologia anche al di fuori delle istituzioni e delle strutture e dunque tramite start up, associazioni, imprese, spin off di ricerca dell'università e del CNR stessi. 

L'intervento successivo di Giuliano Volpe, Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, è stato incentrato su un'idea di Archeologia futura volta a una prospettiva più ampia, globale, più partecipata e coraggiosa. La sua proposta è stata quella di non scoraggiarsi e guardare alle possibilità indipendenti ed esterne ad un impiego in strutture pubbliche, non solo per la ricerca ma anche per la tutela e la valorizzazione dei nostri beni.
Ha sottolineato, poi, come recentemente si sia fatto un passo avanti nel mondo universitario per cui sono stati creati dei corsi specializzati anche tramite inserimento di materie tecniche. Ma ancora una volta si è verificato un errore di fondo, ovvero la creazione di percorsi di studio non basati sulla figura professionale in uscita, ma sui professori disponibili per l'insegnamento. 
Il risultato, a suo parere, è stata soltanto la necessità di reinventarsi degli studenti laureati.

A conclusione degli interventi Emanuele Papi, Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, ha delineato un quadro della ricerca archeologica dei paesi europei nell'ambito mediterraneo.


VENERDI 19 GENNAIO

L'intervento introduttivo, curato dal professore dell'Università di Catania, Pietro Militello, ha riguardato la difficoltà di uniformare la tipologia di studi italiani con le prospettive europee certamente più ampie e sfaccettate e di creare corsi specialistici presenti altrove. 

Parlarvi dell'intera seconda giornata risulterebbe un discorso troppo lungo da riassumere. Vi lasciamo, però, il programma della giornata e i video.


Potete guardare le dirette delle due giornate qui:

                                      




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