Tra le note di antiche canzoni

La musica è per l'anima quello che la ginnastica è per il corpo.

In tutto il mondo greco si era concordi sull'alto valore della musica e dell'attività motoria al fine di educare i giovani a vivere bene nel corpo e nello spirito. E che la musica è uno dei mezzi più potenti per arrivare direttamente all'interno delle coscienze, lo si sapeva dai tempi più antichi.

La più antica canzone mai ritrovata si trova incisa su una tavoletta hurrita in linguaggio cuneiforme, ritrovata nel palazzo reale di Ugarit, in Siria, nel 1950 e risalente al XIV secolo a.C. 
L'interpretazione del brano ha consentito di riconoscervi un inno dedicato a Nikkal, antica divinità dei frutteti. In realtà le tavolette sono molte e gli inni sacri contenuti sono in tutto 36. La pubblicazione di tutti i frammenti ritrovati fu curata da Emmanuel Laroche nel 1975.

Michael Levy, esperto in antiche composizioni con la lira, ne ha riprodotto il suono:



La tavoletta adesso fa parte della collezione del museo di Damasco






Nel mondo greco, invece, uno degli esempi più antichi è dato dall'Epitaffio di Sicilo, ritrovato vicino ad Efeso nel 1883 e oggi al Museo nazionale danese di Copenaghen. 
Dovrebbe risalire al I secolo a.C. e ciò che lo rende unico è l'integrità del testo e della partitura, a differenza del suo predecessore hurrita.


Il brano era suddiviso in tre parti: 
  • l'epigramma iniziale in sei righe: Un'immagine, [io,]la pietra,/ sono; mi pone/ qui Sicilo,/ segno durevole/ di un ricordo immortale 
  • la canzone anch'essa di sei righe: Finché vivi, splendi / non darti alcuna pena / la vita dura poco, / e il tempo chiede pegno.
  • la dedica finale a Sicilo: Sicilio [,figlio] di Euterpe, la dea della musica

È stato tentato anche in questo caso una restituzione sonora dell'antico testo:








Di certo non hanno più nulla a che vedere con le musiche moderne a cui siamo abituati, ma sono molto suggestive e ci consentono di immergerci in un mondo di cetre, arpe e lire suonate nei contesti più disparati.

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